L’Autre Chose

Cosa significa avere delle belle scarpe al di là del gusto personale? E’ stupefacente come la calzatura spesso rispecchi la nostra personalità. La scarpa, più di ogni altro accessorio moda, ci rende appartenenti o meno ad un gruppo, aspetto decisamente evidente nel mondo degli adolescenti dove la scarpa da ginnastica spopola. Altro facile esempio la runner per segnalarsi apparenti alla categoria di persone chi conduce una vita salubre, mentre i tacchi si associano più alle donne che devono determinare il loro potere, il mocassino a chi vive la vita con una mentalità più libera, più hobbistica, la scarpa allacciata per essere sobri e impeccabili.

Tuttuo questo è chiaro ad Alfredo Boccaccini, con una forte conoscenza del prodotto ed una grande passione per le calzature, cresciuto all’interno dell’azienda di famiglia, storica nella realizzazione di scarpe, che decide di intraprendere un percorso personale che si discosti da quanto fatto finora. Da lì il nome “L’ altra cosa” ovvero “L’Autre Chose”.

Cosa doveva essere questo nuovo marchio di scarpe più degli altri? Innanzitutto che esprimesse il concetto di un’esplicita diversità, un approccio nuovo di vivere la scarpa con il tacco e senza, un approccio più cosmopolita, più internazionale ma più anche spirituale. Per questo il logo di L’Autre Chose prende spunto dalla cultura Giapponese, la “o” contenuta nel nome rimanda alla figura del cerchio che nell’arte calligrafica giapponese si chiama “enso”, metafora dello zen assoluto e simbolo del puro movimento dello spirito, dell’eterno mutamento delle cose. Da qui la decisione di estrapolare la “o” contenuta nel nome L’Autre Chose e di farne il suo stesso simbolo. Ed è un po’ quello su cui gira tutto il mondo delle collezioni perché esprimere se stessi senza limiti e senza assecondare la società ed il suo rigore è ciò che permette di vivere sereni.
Collezioni che hanno qualcosa di retro, di colto, nei colori più particolari, con i tacchi più disparati. Un eterno classico anche se diverso, un must have.