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Rick Owens ha prodotto alcune tra le idee più rivoluzionarie per il costume e la moda del nostro tempo. Anima dark in un fisico da surfista, lo stilista, americano di nascita e francese di adozione, ha influenzato la nostra quotidiana etica ed estetica dell’abbigliamento.
Rick Owens nasce a Porterville, California, nel 1962. Studia Belle arti all’Otis/Parsons College of Art and Design di Los Angeles fino a quando non sceglie di dedicarsi alla moda.
Lascia la scuola e segue un corso di modellistica: la sua carriera inizia così.
Sono i primi anni Novanta e Rick Owens collabora con diverse aziende californiane.
Nel 1994, però, decide di lanciare la sua prima linea che finisce subito sugli scaffali di Charles Gallay, storica boutique di L.A, talent scout tra gli altri di Martin Margiela e Alaïa.
Gli inizi sono promettenti: una foto di Kate Moss su Vogue France e la carriera di Rick subisce una decisa accelerazione.
Nel 2002 debutta alla settimana della moda di New York conquistando Anna Wintour che lo convince a compiere il grande salto: la couture.
L’anno successivo, con il supporto di Vogue America, sfila a Parigi: un successo.
E nel 2002 – anno in cui assume la direzione artistica di Revillion, storica Maison francese della pelliccia – il Council of Fashion Designers of America lo consacra miglior stilista emergente dell’anno.
Nel 2007 lancia la sua linea di pellicce, Palais Royal, nome che poi verrà cambiato nel 2011 in Hun.
Lo stesso anno esce un volume dal titolo Rick Owens edito Rizzoli International Publications.
Lo stile di Owens è stato definito “glamour-meets-grunge”.
I suoi outfit, secondo le grandi firme del giornalismo di moda, sono una sintesi tra lo street-style della Seattle degli anni Novanta e i più semplici elementi della couture – cura del dettaglio e della manifattura, attenzione ai tessuti e alle materie prime.
Pensando alla sua musa ispiratrice, la moglie Michèle Lamy, Rick Owens attinge alle linee gotiche, a quella tradizione di moda e costume che si lega al fenomeno dark, e le rielabora con un gusto teatrale e una grande attenzione all’architettura.
Valerie Steele, direttrice del Museum at the Fashion Institute of Technology di New York, ha sottolineato come i tagli trasversali, le zip oblique delle giacche, gli orli delle gonne che si allungano o si accorciano, di pari passo alle schiene che si scoprono e si coprono, non siano altro che la trasposizione negli abiti di quel gioco, tipico dell’architettura, degli spazi pieni e vuoti che si rincorrono secondo la legge degli equilibri.
Vi è attenzione al modello e ai tagli, per seguire un concetto architettonico. Ma, soprattutto, per assecondare la vestibilità, requisito essenziale di qualsiasi creazione per ogni designer.
La fortuna di Rick Owens nasce dalla sua capacità di rendere comode anche le più rivoluzionarie idee stilistiche, oltre che dalle sue scelte in tema di materiali.
Tutte le linee firmate Rick Owens, infatti, stupiscono per la “liquidità dei tessuti”: il jersey, la pelle, le lane si contraddistinguono per la leggerezza e l’impalpabilità, per la loro capacità di aderire perfettamente ai modelli, e per le finiture innovative e diverse.

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