Tracks è un film del 2013 diretto da John Curran che racconta la vera storia di Robyn Davidson, che negli anni ’70 attraversò a piedi  in solitaria per 2700 km il deserto australiano. La pellicola è stata presentata in concorso alla 70^ edizione della Mostra Internazionale cinematografica di Venezia.

Parlare del film Tracks non è parlare di un semplice film documentario basato su un racconto vero e realmente vissuto da una giovane ragazza avventurosa nel deserto australiano, ma un solcare delle emozioni provate nel passato. Sono  emozioni che si rifanno all’ormai lontano 2002 nel bel mezzo della mostra “Ashes and Snow” del fotografo Gregory Colbert alle Corderie dell’Arsenale a Venezia. La grandiosità del luogo come contenitore e delle immagini proiettate o stampate in fuori scala sono state la sintesi di un percorso che ha documentato, nel susseguirsi delle stanze  dell’Arsenale, il rapporto tra uomo e natura nel modo più  spontaneo che abbia mai visto. Non è stata, infatti, una mostra fotografica qualsiasi: il  fotografo canadese ha trascorso anni della sua vita nel paziente tentativo di documentare questo particolare dialogo silenzioso tra uomo e natura, per poter cogliere il momento più alto dell’armonia  leggibile nei tratti della danza di un uomo con una balena o nella danza di una giovane indiana rapportata al movimento armonico del bagno di due elefanti. Lo sforzo di Colbert ci riporta ad un primitivo rapporto tra uomo e natura: il più vero forse e dotato di grazie estrema.

In Tracks ho letto lo stesso grandioso rispetto fatto di gerarchie che stabiliscono regole ben precise nel reciproco rapporto tra la protagonista e i suoi compagni di viaggio: 4 cammelli adulti ed un cane. Le analogie tra il film e la fotografia di Colbert le ho rintracciate in più passaggi: le inquadrature prevedono sempre elementi “architettonici e non” che delimitano uno spazio del campo visivo; il pensare ad un deserto infinito fa emergere solo l’idea di colori terrei come l’ocra proprio come Colbert rappresenta  nelle sue immagini; I primi piani mettono sempre in risalto il rapporto dimensionale tra le due sfere uomo e natura.

L’apoteosi delle analogie la si raggiunge, poi, in una delle ultime scene dove la protagonista finalmente arriva a contatto con l’Oceano Indiano e s’immerge nell’acqua con un cammello riproponendo la danza del ragazzo con l’elefante in Colbert.

Le immagini parlano da sole:

TRACKS                                                                        COLBERT

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Testi: Chicca Lorini

Immagini: web