Ci sono tante buone ragioni per regalarsi una borsa di Benedetta Bruzziches, sono originali, belle, ben fatte, Made in Italy, ma ce n’è una sopra ogni altra.
La giovanissima stilista, 29 anni e un’azienda da 3 mila pezzi all’anno e un fatturato di un milione di euro, ha deciso di avviare un progetto molto dignitoso e che molti marchi italiani dovrebbero prendere ad esempio e replicare: per le sue linee di borse aveva deciso coinvolgere molti artigiani di Caprarola, un piccolo centro vicino Viterbo, dando vita a una sorta di laboratorio diffuso in cui recuperare le lavorazioni manuali più antiche. Visto il successo e gli ottimi esiti del suo lavoro, Benedetta raddoppia, anzi triplica, travalica i confini del suo paesino e si sposta anche in altri territori d’Italia.

Dapprima decide di affidarsi al know-how della zona di Firenze, collaborando con alcuni maestri del mosaico commesso fiorentino, una tecnica di lavorazione del marmo che affonda le radici alla fine del ‘500, poi si sposta a Sorrento, dove stringe un sodalizio con artigiani esperti della tarsia lignea, una modalità di decorazione del legno che ha una storia secolare.
Non solo Made in Italy ma Made in Italy con amore e rispetto per le nostre incredibili conoscenze tecniche di produzione.
L’intuizione di Benedetta è stata affiancare a un sapere artigiano antico ad uno stile nuovo e personale.
«Con questo esperimento voglio dimostrare che l’artigianato può essere la leva da cui far ripartire l’Italia creando lavoro. Se riusciamo a coordinare questi maestri e mettiamo vicino a ogni bottega un designer, un comunicatore e un commerciale si riesce a generare occupazione e si contribuisce a conservare il nostro patrimonio artigianale, che da qui a vent’anni rischia di estinguersi», dice.
E brava Benedetta, un motivo veramente valido per acquistare i tuoi pezzi.